Ti sei mai chiesto/a quale rapporto hai con il cibo? Mangi solo se hai fame? Controlli o ti abbuffi? Sei insoddisfatto/a della tua immagine corporea nonostante le innumerevoli diete? Hai mai pensato che il cibo possa servirti come una strategia per regolare le emozioni quando queste diventano eccessive da tollerare? Il concetto di finestra di tolleranza di D. Siegel ci può aiutare a capire meglio questa dinamica.
Daniel Siegel, psichiatra statunitense di fama mondiale, utilizza il concetto di “finestra do tolleranza” per spiegare la complessa dinamica della regolazione delle emozioni e dei meccanismi neurobiologici sottostanti.
La parte centrale delimitata dai tratteggi, indica una zona di attivazione in cui normalmente ci muoviamo tra livelli di attivazione del sistema nervoso autonomo “alti” (ad esempio quando siamo attivi, partecipiamo ad una serata con amici, pratichiamo sport, abbiamo una giornata impegnativa ma di soddisfazione) e livelli “bassi” in cui tendiamo a rilassarci, stare tranquilli, ascoltiamo musica etc. In questo caso, sebbene oscilliamo in alto ed in basso, ci manteniamo nella zona centrale, sentiamo un generale senso di sicurezza e funzioniamo al nostro meglio: siamo capaci di intrattenere relazioni sociali piacevoli, siamo concentrati e tendenzialmente efficaci nella risoluzione dei piccoli problemi quotidiani. L’ampiezza di questa finestra varia da persona a persona, a seconda della propria storia e delle proprie esperienze. Se abbiamo potuto beneficiare di un attaccamento sicuro e stabile con le nostre figure di riferimento è probabile che il nostro sistema nervoso sia più solido e sviluppi strategie più adattive per rispondere agli stimoli esterni, sentendosi al sicuro. Avremo dunque individui con una finestra di tolleranza più ampia, che tollerano stati emotivi molto intensi, gestendoli senza difficoltà, senza impedire di sentire ed agire in maniera equilibrata ed efficace, per altri invece non è così.
Cosa accade quando usciamo dalla finestra di tolleranza?
Quando un evento o una serie di eventi genera un’attivazione molto forte, che risulta insopportabile e soverchiante, porta all’uscita dalla finestra di tolleranza, con un conseguente senso di “disregolazione” percepito soggettivamente come una sensazione di sentirsi fuori controllo. Ciò accade perché le aree prefrontali del cervello che di solito dominano l’emotività e gli impulsi mediandole con la razionalità, si disattivano e lasciano il posto alle strutture cerebrali che governano le reazioni più automatiche e istintive (tronco encefalico, circuiti sensoriali, strutture limbiche). L’individuo può dunque sperimentare degli stati di iperattivazione che lo portano ad uscire nella parte superiore della finestra di tolleranza, sentendo sensazioni di eccessiva agitazione, ansia, rabbia (es. quando siamo molto arrabbiati possiamo “vedere rosso” ed avere comportamenti automatici, impulsivi, talvolta violenti). Oppure può sperimentare degli stati di ipoattivazione, sentendosi scarichi, apatici, senza energie, con la testa altrove. In entrambi i casi si sperimenta un profondo malessere psichico, da cui si tenta in ogni modo di fuoriuscire.
Come si rientra nella finestra di tolleranza?
In situazioni di estrema attivazione, ognuno trova le proprie strategie per rientrare nella zona ottimale della finestra di tolleranza. Tali strategie non è detto che siano sempre funzionali al benessere della persona, poiché è difficile individuarle: sono tentativi di autoregolazione, finalizzati solo a ripristinare lo stato di sicurezza e tranquillità. Ognuno di noi attiverà la migliore strategia a sua disposizione in quel momento per ripristinare il senso di controllo e padronanza sulla propria vita. Una delle strategie utilizzate per riprendere il controllo su di è legata alla mediazione del corpo (A. Semerari (2003) Ad es. lo sport per sfogarsi e calmarsi, l’uso delle sostanze stupefacenti o il controllo del cibo o l’abbuffata.
Le strategie di rientro che coinvolgono il cibo, non sono di per sé sbagliate, ma possono costituire un fattore di rischio legato allo sviluppo di sintomi alimentari più gravi se risultano le uniche strategie che abbiamo a disposizione. Regolare la rabbia con l’abbuffata potrebbe essere la strategia più funzionale che il cervello ha individuato per autoregolare le mie emozioni, ma ciò potrebbe per contro causare senso di colpa, aumento del peso corporeo, insoddisfazione nell’aspetto fisico etc.
Cosa fare per stare meglio?
Se mi accorgo che utilizzo reazioni automatiche, come ad esempio mangiare troppo o troppo poco, è importante non agire da soli, ma rivolgersi ad un terapeuta per lavorare su diversi aspetti:
1) Aumentare i livelli di coscienza e consapevolezza dei propri stati interni, sia fisici che psicologici
2) Riconoscere gli attivatori che innescano l’uscita dalla finestra di tolleranza
3) Connettersi ai propri stati interni e scegliere di lavorare su di sé per modificare “il pilota automatico” con conseguente ampliamento della finestra di tolleranza.
Fonti
per l'immagine www.psicoadvisor.it
La mente relazionale di D.Siegel