Abbiamo visto nell’articolo sul cervello a tre piani (https://www.mauracornetti.it/blog/post/141310/un-cervello-a-tre-piani) come le parti superiori (ovvero la corteccia cerebrale in tutte le sue componenti) siamo le ultime ad arrivare a maturazione nel corso dello sviluppo (le neuroscienze ci dicono intorno ai 25 anni!). Ciò comporta una maggiore difficoltà per bambini ed adolescenti a regolare le proprie emozioni, prendere decisioni assennate, pianificare le azioni e le loro conseguenze, praticare l’autocontrollo, rinunciare al piacere immediato etc.. Talvolta i piccoli sono pervasi dalle aree inferiori, dalle emozioni e dalle sensazioni fisiche e faticando a dare loro un significato, contenimento e regolazione. Per fortuna esistono per questo i genitori! Nella relazione di attaccamento gli adulti possono “prestare la loro corteccia cerebrale” ai loro cuccioli, accogliendo, regolando e dando significato a ciò che accade, a volte anche solo attraverso un gesto ed una interazione corporea.
Il corpo del bambino esprime dunque, non solo un bisogno fisiologico (fame, sete, stanchezza..) ma comunica anche cosa sta accadendo dentro di lui, nel suo mondo interno; diventa un modo per relazionarsi con l’esterno. La risposta del genitore che offre cura, consolazione e coccola, ma anche contenimento, aiuta il bambino a non sentirsi pervaso dalla propria impulsività, ovvero dalla dominanza delle aree inferiori del cervello. Il corpo dell’adulto dunque, nei suoi ripetuti contatti con quello del figlio, consente un’esperienza di contenimento e regolazione affettiva e getta le basi per la costruzione di un attaccamento sicuro.
E’ importante che i genitori si affidino alle loro percezioni, perché conoscono bene il loro bambino e sanno distinguere i bisogni fisicologici da quelli emotivi, grazie all’attivazione delle loro aree del cervello più emotive ed empatiche. Quando questo non avviene? Quando qualcosa ostacola la sintonizzazione, quando siamo stanchi ad esempio, stressati, preoccupati, malati, in lutto e non riusciamo ad ascoltare i messaggi di accudimento che il nostro cervello ci manda per occuparci del nostro cucciolo. Siamo esauriti e mettiamo al minimo funzioni psicologiche e corporee. In questo caso è importante un aiuto esterno, ma attenzione al motivo!! Quando lavoro con i genitori non insegno loro dei comportamenti diversi, non ci occupiamo di cosa sia giusto o sbagliato. Insieme, in un lavoro di squadra, presto loro “la mia corteccia” e li aiuto a riflettere su come stanno, come si sentono, per quale motivo e come possiamo fare a stare meglio. Loro lasciano nel mio studio ciò che gli impedisce di sintonizzarsi con il loro bambino e io li ringrazio per un’altra dimostrazione di come ai genitori non bisogna insegnare nulla, sanno già tutto, basta CHE STIANO BENE, FISICAMENTE ED EMOTIVAMENTE!
Fonti
Circle of Security – Parenting, COS-P®
D.Siegel e T.Bryson “12strategie rivoluzionarie per favorire lo sviluppo mentale del bambino”
A. Pellai “L’età dello tsunami”